Quando guardiamo il cielo notturno, le galassie del nostro Universo sembrano raggrupparsi insieme come schiuma sulla superficie dell’oceano, creando sorprendenti grumi e fili attorno a vuoti d’inchiostro.
Tuttavia, per ottenere una struttura così sorprendente sono stati necessari eoni e l’azione della gravità sulla calda foschia delle particelle rilasciate dal Big Bang.
I fisici dell’Università del Michigan, guidati da Nhat-Minh Nguyen, Dragan Khaterer e Yuewei Wen, hanno deciso di risolvere un altro mistero dell’Universo e, forse, di cambiarne la comprensione.
La loro ricerca suggerisce un nuovo aggiustamento del modello dell’Universo e potrebbe aiutare a risolvere un grave conflitto nei dati relativi all’espansione dell’Universo.
Le osservazioni ci dicono che l’Universo si sta espandendo. La velocità di questa espansione viene misurata utilizzando la cosiddetta costante di Hubble (H0).
C’è però un piccolo problema: diversi metodi di misurazione ci danno valori diversi di H0. Ad esempio, studiando le stelle che esplodono, otteniamo un valore H0 di circa 74 chilometri al secondo per megaparsec. Mentre lo studio del fondo cosmico a microonde avvicina questo valore ai 67 chilometri al secondo.
Questa può sembrare una piccola differenza, ma crea un conflitto insormontabile nella nostra comprensione dell’universo. È qui che gli scienziati rivolgono la loro attenzione all’“energia oscura”.
“Se la gravità agisce come un amplificatore, aumentando le perturbazioni della materia e promuovendo la formazione di strutture su larga scala, allora l’energia oscura agisce come un ammortizzatore, riducendo queste perturbazioni e rallentando la crescita della struttura”, spiega l’autore principale dello studio Nguyen .
Per svelare questo mistero , i ricercatori hanno analizzato i dati sulla crescita della struttura su larga scala dell’Universo, compresi i modelli nella distribuzione delle galassie e della radiazione cosmica. I loro risultati hanno mostrato che l’Universo si sta espandendo più lentamente di quanto previsto dall’attuale modello ACDM (Cosmological Dark Energy and Dark Matter).
“La differenza nei tassi di crescita che abbiamo riscontrato diventa più pronunciata man mano che ci avviciniamo a oggi”, sottolinea Nguyen.
Sebbene non sia ancora chiaro cosa stia esattamente rallentando la crescita della struttura su larga scala dell’Universo, questa ricerca solleva importanti domande su come si evolve il nostro Universo e se l’attuale comprensione del modello potrebbe essere errata.
Ci sono voluti miliardi di anni perché l’universo raggiungesse la sua forma attuale, e potrebbe volerci ancora un po’ di tempo per svelare finalmente il mistero delle sue origini e dell’espansione che sta avvenendo.
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