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Papilloma virus: un uomo su cinque ha un’infezione ad alto rischio

Nel mondo un uomo su tre sopra i 15 anni è, spesso inconsapevolmente, portatore di un’infezione genitale da Papilloma virus, e un uomo su cinque è contagiato da almeno uno dei ceppi più pericolosi del patogeno – quelli oncogenici, cioè capaci di provocare il cancro.

A lanciare l’allarme è una ricerca pubblicata sul Lancet Global Health, che dimostra quanto sia capillare la diffusione del Papilloma virus (Human papilloma virus – HPV), un patogeno all’origine di lesioni maligne all’apparato genitale e alle vie respiratorie superiori.

Un virus che può causare il cancro. Quella dei Papilloma virus (Papovaviridae) è una famiglia che comprende oltre 200 ceppi diversi di virus che infettano l’uomo. Nei Paesi industrializzati, l’infezione da HPV è la più comune infezione trasmessa per via sessuale, e il Papilloma virus è il principale fattore di rischio per il tumore al collo dell’utero. Se questa relazione è nota da tempo, negli ultimi anni si sono accumulate prove del legame stretto di questo virus anche con altri tipi di cancro, non solo femminili e non solo nell’area genitale.

Le forme più pericolose. Il Papilloma virus può presentarsi in varianti a basso rischio – le più note sono HPV 6 e HPV 11, responsabili di verruche e condilomi (piccole escrescenze benigne nella zona genitale e anale) ma anche in varianti ad alto rischio, come HPV 16 e HPV 18 che, come spiega AIRC, sono responsabili di circa il 70% dei tumori della cervice uterina e della maggior parte degli altri tumori legati all’infezione.

Incontro frequente. Si pensa che otto donne su 10 nell’arco della vita entrino in contatto con questo virus. Fortunatamente, nella maggior parte dei casi l’HPV è riconosciuto dal sistema immunitario, che risolve l’infezione entro uno o due anni. Questo vale anche se a invadere l’organismo è un ceppo ad alto rischio: non necessariamente i ceppi oncogenici danno origine a cancro. 

Senza preferenze. Il nuovo studio, una revisione di precedenti lavori sull’incidenza dell’infezione da Papilloma virus effettuati tra 1995 e 2022, ci ricorda che il virus non fa differenze di genere. La prevalenza di qualunque ceppo di HPV negli uomini over 15 è risultata del 31%, e quella dei ceppi ad alto rischio del 21%. Il virus è raggiunge la massima diffusione nei giovani adulti tra i 25 e i 29 anni, per poi stabilizzarsi e diminuire lievemente. Europa, Nord America, Africa subsahariana, America Latina, Caraibi, Australia e Nuova Zelanda presentano simili livelli di diffusione, mentre est e sudest asiatico mostrano una prevalenza dimezzata rispetto al resto del mondo.

Diffusione da arginare. La maggior parte delle infezioni è asintomatica, ma ogni anno nel mondo, circa 340.000 donne muoiono per il cancro alla cervice. La presenza di Papilloma virus umano si riscontra anche in altri tumori dell’apparato genitale (dell’ano, del pene, di vagina e vulva), ma è associata anche a tumori della cavità orale (lingua, bocca, tonsille), dell’orofaringe e della laringe: il sesso orale permette al virus di trasferirsi dall’area genitale alle vie aree superiori.

Screening precoce. Vaccini e altre forme di prevenzione (rapporti protetti, visite ginecologiche regolari con Pap test) rappresentano, in questo caso, strumenti molto efficaci per ridurre l’incidenza di varie forme di tumori, soprattutto negli under 50.

Obiettivo: immunità di gregge. Fortunatamente, contro il Papilloma virus umano sono disponibili vaccini sicuri ed efficaci: il vaccino utilizzato nel nostro Paese – vedi box – copre nove ceppi del virus e dovrebbe riuscire a prevenire circa il 90% dei tumori del collo dell’utero.

In Australia, dove la copertura ha ormai raggiunto il 90% della popolazione, si prevede che il tumore al collo dell’utero sarà del tutto eradicato nelle nuove generazioni già nel 2030. Un lavoro pubblicato nel 2017 sul Journal of Infectious Diseases dimostra che, in otto anni, il vaccino contro l’HPV ha abbattuto le infezioni dell’89%, e che anche in questo caso funziona l’immunità di gregge – i benefici si estendono cioè anche alla popolazione non vaccinata, perché il virus ha meno modo di circolare.

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