Il Covid-19 è stato un autentico spartiacque. Ma in ogni caso già prima della pandemia, i problemi di salute mentale colpivano una persona su sei nell’Unione europea, più o meno 84 milioni di cittadini. Dopo le paure, i lockdown, i problemi di relazione con gli altri e soprattutto i lutti e le patologie collegate il quadro è naturalmente peggiorato. Lo spiega la Commissione europea presentando la sua nuova strategia dedicata alla salute mentale e sottolineando che «il costo dell’inazione è significativo, pari a 600 miliardi di euro ogni anno, una cifra che vale più del 4% del Pil Ue». Tre anni fa, dieci decessi ogni 100mila abitanti Ue sono stati collegati a casi di suicidio. E fra i giovani è ormai la seconda causa di morte.
Una situazione d’emergenza per la quale servono urgenti contromisure. La prima risponde al maxi-stanziamento da 1,23 miliardi di euro che sta alla base del nuovo piano, dedicato a prevenzione, cure e terapie a prezzi accessibili. Ma anche a strategie dedicate a individuare migliori equilibri tra lavoro e vita privata, alla tutela di bambini e adolescenti e all’attenzione alle persone più fragili. Il piano si compone di una ventina di iniziative principali e rappresenta «un primo e importante passo per mettere la salute mentale alla pari con la salute fisica» in tutti i settori della società, spiegano da Bruxelles. Gli stanziamenti arriveranno da varie voci di bilancio Ue, tra i quali i fondi di coesione Fse+ e Fesr e Horizon Europe.
L’obiettivo principale è «promuovere una buona salute mentale con la prevenzione e la diagnosi precoce, anche attraverso un’iniziativa europea per la prevenzione della depressione e del suicidio, un codice europeo per la salute mentale e il rafforzamento della ricerca sulla salute del cervello». Al secondo punto ci sono proprio gli investimenti di sostegno ai paesi membri, così che possano approvare delle politiche locali per rafforzare la salute mentale e migliorare «l’accesso a terapie e cure di qualità», compresi «programmi di formazione e scambio per professionisti e supporto tecnico per le riforme» nel campo «a livello nazionale».
«Alla conferenza sul futuro dell’Europa, le persone ci hanno detto quanto si preoccupassero per la salute mentale. E hanno ragione perché la salute mentale è semplicemente salute – ha scritto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen – abbiamo ascoltato. E oggi agiamo con il primo approccio europeo alla salute mentale, dalla prevenzione, alla cura e al recupero».
Ci sono poi il tema del lavoro, con iniziative sui rischi psicosociali in questo ambito, e la protezione di bambini e giovani «durante i loro anni più vulnerabili e formativi, in un contesto di crescenti pressioni e sfide». L’impegno prenderà vita nella creazione di «una rete per la salute mentale» dedicata e in «un kit di strumenti di prevenzione per i bambini e una migliore protezione online e sui social media», altro fronte aperto su cui organismi di vario genere si impegnano da anni, con risultati piuttosto scarsi. Il sostegno andrà infine ad anziani, persone in situazioni economiche o sociali difficili, donne vittime di violenza, persone malate di cancro, migranti vittime di tratta e in fuga dalle guerre e rifugiati ucraini.
Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione europea per la promozione dello stile di vita europeo, ha detto che «la salute mentale è l’epidemia silenziosa dell’Europa. Le cifre parlano da sole e sono drammatiche». La situazione in rapido deterioramento è chiaramente dovuta anche a una moltiplicazione dei fattori di stress negli ultimi tre anni: «La pandemia, la guerra in Ucraina, la crisi energetica, il costo della vita, i cambiamenti nel mercato del lavoro sono tutti esempi di fattori di stress che causano ansia, paura, angoscia e hanno un impatto diretto sulla salute mentale» ha aggiunto Schinas, ricordando che almeno un quarto della popolazione vive una condizione di solitudine e mettendo in rilievo la necessità di rimuovere lo stigma dalla salute mentale.
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