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Davines Group e Barilla, due realtà di Parma impegnate rispettivamente nel settore della cosmetica professionale e in quello alimentare, danno vita a “Bello e buono”, un progetto triennale dedicato all’agricoltura rigenerativa con l’obiettivo di sviluppare sistemi e pratiche agricole che favoriscano la rigenerazione dei suoli, sia dal punto di vista ambientale che sociale. L’accordo nasce dal bisogno di curare e prestare maggior attenzione alle aree agricole, dove il suolo negli ultimi anni ha perso il suo naturale equilibrio a causa di coltivazioni intensive e dell’uso non responsabile di fitofarmaci. Per ripristinarlo e arricchirlo della sostanza organica persa negli anni, Barilla e Davines hanno scelto di puntare sull’agricoltura rigenerativa.
A pochi km da Parma, presso le sedi di Barilla e di Davines,sono state predisposte delle aree dedicate al progetto: 10.000 mq in cui i team di ricerca agronomica delle due aziende hanno avviato la sperimentazione della coltivazione in rotazionedi cereali e piante destinate al buon cibo , come il grano tenero, il grano duro e il cece, e alla produzione diessenze utilizzate dall’industria cosmetica, come la melissa, la calendula e la lavanda. Una pratica, quelladella rotazione, che consiste nell’alternare anno dopo anno le colture sullo stesso terreno, seguendo uno schema preciso che permetta alle diverse coltivazioni di avvantaggiarsi l’una dell’altra. L’iniziativa ha lo scopodi dimostrare come la qualità, la struttura e la fertilità del suolo, la gestione dell’acqua e la biodiversitàsiano influenzate e migliorate dalle pratiche agricole utilizzate.
«Barilla da tempo promuove il processo di transizione verso sistemi di coltivazione più sostenibili, in grado diridurre gli impatti ambientali e preservare la biodiversità: l’agricoltura rigenerativa è uno di questi – afferma Elena Bertè, agronomy research manager del gruppo Barilla -. Il nostro approccio è basato sullaricerca, lo studio e la misurazione, al fine di porre delle solide basi scientifiche per migliorare l’ambiente in cuiviviamo attraverso le nostre filiere e i nostri prodotti. Il termine rigenerativo esprime di per sé il concetto di ripristino dell’equilibrio della terra e della conservazione della biodiversità; la transizione verso questosistema di coltivazione è un processo che richiede tempo e in cui il coinvolgimento e la valorizzazione del ruolo dell’agricoltore saranno fondamentali e imprescindibili».
Dario Fornara, research director di Eroc (European Regenerative Organic Center) del Gruppo Davines aggiunge: «Il 60-70% di tutti i suoli europei è definito non in salute o in condizioni di degrado a causa di pratiche agricolenon adatte, dell’inquinamento, urbanizzazione e per l’effetto dei cambiamenti climatici. La perdita significativa di sostanza organica e di biodiversità nei terreni agricoli rispecchia pienamente questo degrado. La soluzione sta nella riscoperta di pratiche agricole che favoriscono e non impediscono i processi biogeochimici naturali che avvengono nell’ecosistema suolo. Pratiche agricole biologiche rigenerative hanno questa capacità di favorire l’accumulo di carbonio organico nel suolo, di aumentare la diversità biologica dei terreni e di creare agro-ecosistemi più resilienti ai cambiamenti climatici».

Grazie al programma “Bello e buono” Barilla e Davines metteranno a confronto tecniche di agricoltura sostenibile con quelle di agricoltura rigenerativa.Il progetto, a livello scientifico, vuole misurare l’impatto di pratiche agricole diverse sull’aumento della sostanza organica del suolo, primo indicatore della sua fertilità, e della biodiversità e vuole valutarel’impatto della coltivazione di colture appartenenti a filiere diverse sull’economia di un’azienda agricola. L’accordo, inoltre, mette in rilievo la forte sinergia tra la rigenerazione del suolo, attraverso le pratiche agricole, e la rigenerazione dell’uomo che beneficia sia della parte cosmetica che di una dieta alimentare più sana. Infine, tra gli obiettivi del progetto vi è quello di diffondere le pratiche rigenerative alla coltivazione delle colture tipiche del nostro territorio. L’empowerment degli agricoltori, la diffusione di una cultura universale e il consenso unanime sulle pratiche da adottare saranno elementi fondamentali affinché il processo verso un uso della terra responsabile e l’aumento della biodiversità avvenga velocemente.
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