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Topi perfettamente sani da due papà

Un team di scienziati ha ottenuto topi con due padri biologici generando ovuli da cellule maschili – un traguardo che apre prospettive interessanti (seppure molto lontane nel tempo) anche per l’uomo. Secondo Katsuhiko Hayashi, un pioniere nella coltivazione di ovuli e spermatozoi in laboratorio, che ha portato avanti il progetto nell’Università del Kyushu in Giappone, «questo è il primo caso di produzione di ovociti sani di mammiferi da cellule maschili».

Doppia X. Mercoledì 8 marzo, nel corso del terzo summit internazionale dello Human Genome Editing presso il Francis Crick Institute di Londra, Hayashi ha raccontato di essere partito dalle cellule cutanee di un topo maschio, quindi con cromosomi XY, e di averle riprogrammate in cellule staminali pluripotenti indotte, capaci di differenziarsi nella maggior parte dei tipi cellulari di un organismo.

A questo punto ha cancellato il loro cromosoma Y e l’ha rimpiazzato con un secondo cromosoma X “preso in prestito” da un’altra cellula, in modo da avere alcune cellule staminali con due cromosomi X. «Il trucco principale è stata la duplicazione del cromosoma X», ha confermato lo scienziato.

Maternità surrogate. Queste cellule sono state quindi coltivate in un organoide (una versione semplificata di un organo in vitro) che replicava le condizioni tipiche delle ovaie dei topi, fino a diventare cellule uovo, che sono state fertilizzate normalmente con gli spermatozoi di un altro topo maschio. A questo punto sono serviti però topi femmina per portare avanti le gravidanze dei 600 embrioni ottenuti: moltissime gestazioni dunque, da cui sono nati vivi soltanto 7 topi, tutti sani, con una normale durata della vita e a loro volta fertili.

I precedenti. Già in passato c’era stato qualche tentativo di creare topi con due padri biologici attraverso una serie molto complessa di passaggi che includeva l’ingegneria genetica. Nel 2016, usando la stessa tecnica , Hayashi aveva inoltre ottenuto topi con due madri biologiche. Questa però è la prima volta che si ottengono cellule uovo mature e utilizzabili da cellule maschili coltivate in laboratorio.

Prospettive. I risultati di questa ricerca preliminare devono ancora essere validati da una rivista scientifica, ma se fossero confermati potrebbero aprire, in un futuro ancora lontano, la possibilità di aggirare gravi forme di infertilità, per esempio per le donne portatrici di malattie genetiche legate a un’anomalia di uno dei cromosomi X. Inoltre, la tecnica potrebbe offrire un giorno alle coppie composte da persone dello stesso sesso di avere figli biologicamente propri.

Siamo ancora indietro. Occorrerà comunque molto tempo prima di poter utilizzare la tecnica sull’uomo in sicurezza. Tanto per cominciare, anche nei topi, le cellule uovo ottenute non erano di ottima qualità, dal momento che soltanto una ridotta percentuale (1 su 100) di quelle fertilizzate ha dato origine a una nascita viva. Inoltre, le cellule umane richiedono periodi di coltivazione molto più lunghi per produrre ovociti maturi, un lasso di tempo in cui è più facile accumulare mutazioni indesiderate. Senza contare che gli scienziati devono ancora riuscire a ottenere in laboratorio cellule uovo umane a partire da cellule femminili: crearle da cellule maschili sarebbe un passo ben più lungo della gamba.

Siamo pronti? Il team di Hayashi si metterà ora al lavoro su questo obiettivo, che «in termini puramentre tecnologici potrebbe essere fattibile persino in 10 anni», ha spiegato lo scienziato. Altro discorso è accertarsi che il processo sia sicuro, che le cellule siano sane e pronte per la riproduzione. Sempre che la società arrivi ad accettare le implicazioni etiche sia della tecnica in sé sia dei suoi sviluppi.

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