Ha all’attivo diversi romanzi in cui la sua penna è guidata dalle sue competenze professionali a tal punto da riuscire a scavare negli abissi esistenziali dei protagonisti. Stavolta, però, Lucrezia Lerro, nella sua ultima opera Gli uomini che fanno piangere, pubblicata per La Nave di Teseo, per la prima volta congiunge perfettamente la sua anima di scrittrice a quella di psicologa, offrendo una sorta di seduta psicoanalitica che, narrata con accuratezza, propone innumerevoli spunti di
riflessione sulla dipendenza da relazioni tossiche e sull’incapacità di prendersi cura di sé.
Cosa le ha fatto sentire la necessità di scrivere questo libro?
«La genesi è bizzarra: nel 2011, mentre passeggiavo per le strade di Milano, mi è venuto in mente
questo titolo. Mi capita spesso che un’idea sopraggiunga improvvisamente e si imponga nella mia
mente. Successivamente, negli anni, ha preso forma la storia che non è ispirata da esperienze
vissute, bensì dalla necessità di approfondire temi delicati e complessi che coinvolgono le relazioni umane e sentimentali. È stato un lavoro di scavo e devozione: indagare il mondo attraverso la scrittura, per me, è importantissimo. Offre una lente d’ingrandimento sulla realtà».
Riprendendo il titolo del libro, chi sono gli uomini che fanno piangere?
«Nel libro affido il compito di rispondere a tale domanda alla protagonista, Ornella, pittrice di
successo, molto sensibile all’idea di essere amata a qualsiasi costo. È proprio lei a svelare chi sono
gli “irresistibili” come il “suo” Amedeo, uomini vanesi fino all’eccesso. Sono coloro che, in realtà,
non riescono ad amare le donne, in quanto hanno una scarsa empatia con la complessità del mondo femminile».
Da cosa scaturisce la “fame d’amore” che, spesso, rende le donne facili prede dei narcisisti
patologici?
«La “fame d’amore” ha radici lontane e feroci – le cause possono essere tante – spesso scaturisce da una deprivazione affettiva nei primi anni di vita di una persona, ma ogni caso ha la propria genesi. Per esempio, la protagonista del mio libro ha cercato di colmare questo vuoto del cuore, generato da un passato familiare tribolato, prima con il cibo e successivamente con la ricerca affannosa di affetto».
Come si riconoscono questi uomini dediti a nutrire il proprio ego con donne evidentemente
fragili come Ornella?
«Sono uomini insicuri e frustrati che mentono e riversano la propria insoddisfazione sulle donne.
Hanno continuo bisogno di conferme, sia sul proprio aspetto fisico che sul proprio talento. Sono egocentrici e superficiali a tal punto da svalutare le donne e soffermarsi solo sull’aspetto fisico,
approfittando delle loro fragilità».
Come si può scappare in tempo da un amore tossico?
«Non smetterò mai di ribadirlo: dobbiamo imparare a prenderci cura dei nostri pensieri, della nostra salute mentale. Non dobbiamo donare il nostro bene a chi non lo merita. Piuttosto dirottiamolo su noi stesse, accudiamoci e riempiamoci di gesti gentili, anziché proiettare tutto l’amore di cui abbiamo bisogno su qualcun altro che si rivela incapace di apprezzare la nostra generosità».
Ornella giunge ad affermare «l’umiliazione era il prezzo da pagare per aver mendicato
amore». Perché, talvolta, si arriva a giustificare tali comportamenti?
«Ornella non giustifica, è consapevole di aver intrapreso una strada non lineare, ma è combattuta:
da una parte desidera essere amata a ogni costo, dall’altra vorrebbe smettere di concedere il suo
amore a chi non lo merita. Invito tutte le donne – così come fortunatamente accade alla protagonista del mio libro – a riconoscere che determinate richieste assurde non sono mai prove d’amore, ma di totale disprezzo».
Si può guarire dal narcisismo patologico e dalla dipendenza affettiva?
«Tutte le sofferenze psicologiche vanno diagnosticate da psicologi e psichiatri per accedere a un
percorso di cura. Per fortuna, le neuroscienze ci insegnano che grazie alla plasticità neuronale, ma
anche all’esperienza che lascia sempre una traccia nella vita psichica, si può cambiare. Dalle dipendenze affettive si può guarire, ma bisogna affidarsi ai professionisti della salute mentale e,
ancor prima, avere una forte motivazione per venirne fuori e non restare prigionieri della sofferenza».
Qual è la strada che indica alle donne vittime di narcisisti patologici?
«Non indico una strada, suggerisco a chi subisce il fascino degli “irresistibili” di ascoltarsi, di farsi
ascoltare da chi possiede gli strumenti per aiutarle. Come la protagonista, bisogna rivolgersi a uno
psicoanalista, pronto a raccogliere il dolore, le lacrime catartiche».
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